Un Teatro Accademia gremito di gente ha accolto ieri, mercoledì 20 febbraio, don Luigi Ciotti, fondatore e presidente dell’associazione Libera, in occasione di un incontro dal titolo “Tra individualismo e solidarietà. Quale futuro per i nostri giovani?”, organizzato dalla Fondazione Bernardi con il patrocinio del Comune di Conegliano.
“Abbiamo rinnovato l’anno scorso l’invito a don Ciotti – ha spiegato Mario Secolo, presidente di Fondazione Bernardi – dopo che avevamo provato ad averlo qui con noi due anni fa. Si tratta di un appuntamento per dare una speranza ai giovani”.
Giovani dei quali “la società parla ma non se ne occupa”, come ha puntualizzato lo stesso don Ciotti, facendo riferimento ai problemi dell’occupazione giovanile e dell’abbandono scolastico.
“Quella di stasera è una riflessione che mette al centro tutti, giovani e adulti. – ha precisato il fondatore di Libera – Bisogna porre attenzione alle necessità fondamentali dei giovani. Il dovere e la responsabilità di tutti noi è quella di educarci ed educare, di aiutare i nostri ragazzi a sostenere le cose belle che ci sono, perché c’è un bombardamento di negatività. Questo per me è fondamentale”.
“Il lavoro del docente non è solo una professione – ha precisato don Ciotti – bensì una vera e propria vocazione, in una situazione dove un giovane su tre perde gli ultimi anni delle scuole superiori. Bisogna chiedersi cosa c’è da fare di più”.
Una riflessione che ha lasciato spazio anche a un appello rivolto ai giovani presenti in sala: “Non limitatevi mai, dobbiamo diventare noi il cambiamento che desideriamo. Senza il ‘noi’ rimangono tanti ‘io’ da cui si sviluppa la povertà”. Un appello a cui è seguita una vera e propria analisi fatta da don Ciotti in merito alle problematiche più evidenti della società odierna: “C’è una dipendenza dai social derivante da una necessità di riconoscimento e da una profonda solitudine. Si passa da una cosa all’altra senza approfondire”.
“In tutto ciò è necessario recuperare le relazioni – ha sottolineato il fondatore di Libera – che sono l’essenza della vita. C’è un attaccamento eccessivo alle mode, mentre manca una progettualità per i ragazzi. Inoltre, esiste una percezione molto debole del confine tra metodi legali e illegali. Abbiamo bisogno di più fatti e investimenti sui ragazzi”.
“C’è tanta solitudine in giro – ha ribadito don Ciotti – e oltre al disagio visibile, è cresciuto anche quello invisibile. Il mio impegno è quello di intercettare le domande mute. Tuttavia, per i ragazzi esistono dei punti di riferimento veri: il futuro ci chiede di andargli incontro e non di attenderlo. Bisogna partire dalle relazioni e dalla conoscenza, perché la conoscenza è la via maestra del cambiamento e l’educazione è la prima e più importante forma di cambiamento per il futuro”.
Ma si è parlato anche di mafia, visti gli ultimi arresti nel Nordest, così commentati da don Ciotti: “Le mafie ci sono e la mia scelta di venire nel Nordest non è di certo stata una casualità. Qui, infatti, il problema viene sottovalutato, perché si pensa che non ci sia oppure non sia presente nella dimensione che è invece emersa”.
“Anche noi come cittadini dobbiamo fare la nostra parte – ha ribadito il fondatore di Libera – perché la presenza mafiosa c’è e gli arresti ne sono una dimostrazione“. Un impegno, quello di don Ciotti contro le mafia, dimostrato in un percorso che “non è sempre stato semplice in questi anni”, come lui stesso ha confessato e che verrà ricordato anche il prossimo 21 marzo a Padova, durante una giornata dedicata alla legalità. Paolo Borsellino, moderatore della serata, ha infatti ricordato come il 70 percento delle famiglie di vittime di mafia siano ancora in attesa di conoscere la verità sui propri cari.
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(Fonte: Arianna Ceschin © Qdpnews.it)
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